Nonostante abbia girato tutto il mondo sia per caccia che per turismo, quando chiedi a Luca qual è il viaggio venatorio più bello che ha fatto, lui non ha dubbi nel rispondere “Il viaggio in Cina a caccia della blue sheep”.
Ecco come ce lo racconta.
Per chi come me non si sente solo cacciatore ma viaggiatore con fucile, un viaggio venatorio in Cina riserva emozioni tanto intense quanto inattese.
Lasciata Pechino per Xining, si comincia il viaggio verso il plateau tibetano orientale tra valli e altopiani, miniere di carbone e fiumi più o meno ghiacciati in direzione del distretto di Qinghai nel quale si trova il campo base a circa 4.000 metri d’altitudine.
La caccia, riaperta ad aprile del 2006 e poi chiusa nel settembre dello stesso anno, mi ha permesso di spaziare in zone estreme e fuori da ogni rotta turistica e di conoscere da vicino animali particolarissimi quali la Blue sheep, la gazzella tibetana, il cervo labbra bianche o il Gansu argali, fino a quel momento solo sognate o viste sui libri.
Lasciata all’alba la tenda di feltro, salgo a cavallo verso le cime che ospitano le “pecore blu” e dopo l’esplosione del sole, che mi allevia col suo abbraccio il malessere dato dal freddo, comincio a vedere i branchi di animali sulle creste che si colorano di grigio azzurro.
Lasciati i cavalli procedo su creste larghe pochi centimetri aperte su orridi da capogiro, e l’avvicinamento a 5000 metri si fa difficile per la carenza d’ossigeno, ma il bel trofeo sotto di me a circa 300 metri mi fa superare anche questo e dopo un tempo interminabile, passato a riprendere fiato e compostezza, lo schiaffo della palla del mio 270 wby sull’animale, mi dice che, all’ombra della muraglia cinese, ho conseguito il mio straordinario trofeo.
Le tredici ore a cavallo del giorno successivo massacrano il corpo ma non lo spirito, così sono pronto per eseguire una coppiola su di un branchetto di gazzelle tibetane il cui trofeo fa ora bella mostra nella club house de La Stoppa.
Il rientro a Pechino non è stato il triste epilogo di una cacciata, ma la scoperta di una cultura straordinaria tra il Palazzo d’estate, quello d’inverno, Tienanmen, gli hutong, i pochi vecchi quartieri rimasti, la muraglia e la strepitosa Bejing duck. Viaggio straordinario che ha fatto di me uno dei soli 6 cacciatori italiani ad aver avuto il privilegio di inseguire le blue sheep sul Tibet cinese.
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